Palermo, al centro del
Mediterraneo Il capoluogo siciliano conserva nell’impianto
urbano e nelle sue architetture testimonianze romane e
bizantine, arabe e normanne, francesi e spagnole, in una
mescolanza di forme che ne determina l’unicità. Esempio di
commistione fra stili diversi è palazzo dei Normanni, edificato
dagli Arabi nel IX secolo, riutilizzato dai Normanni, restaurato
nel Seicento sotto i viceré spagnoli e oggi sede
dell’Assemblea Regionale.
La Cappella Palatina, al primo piano del palazzo, sorse tra il
1130 e il 1143
per volere di Ruggero II: presenta pianta basilicale e un alzato
che si regge su arcate ogivali, coperto da un rarissimo soffitto
ligneo a stalattiti prettamente arabo. Nel registro superiore e
nelle absidi risplende l’oro dei mosaici, dove si celebra il
trionfo dell’arte bizantina.
Dietro il palazzo sorge un altro pregevole esempio di
architettura arabo-normanna, la chiesa di San Giovanni degli
Eremiti, riconoscibile dalle cupolette rosse che la sovrastano.
Affacciata su corso Vittorio Emanuele, sorge l’imponente
Cattedrale, che conserva solo in parte la struttura originale a
causa dei numerosi rifacimenti subiti; vi sono conservate le
spoglie mortali di Federico II di Svevia, Stupor Mundi.
Proseguendo per il corso, l’oratorio di San Lorenzo offre la
prima occasione di incontro con Giacomo Serpotta (1656-1732),
geniale e instancabile scultore che ha lasciato
un’inconfondibile impronta in diversi edifici sacri palermitani.
Più avanti, San Giuseppe dei Teatini (1612-1645), dalla
slanciata cupola con calotta rivestita di maioliche, ha un
grandioso interno alla cui decorazione lavorarono Guglielmo
Borremans per gli affreschi e Serpotta.
Nelle vicinanze si apre piazza Pretoria, dove prospetta palazzo
delle Aquile, sede del municipio; la piazza è quasi interamente
occupata dalla spettacolare fontana (XVI secolo), che ha
ritrovato con il recente restauro tutto il suo splendore
tardorinascimentale. Alle spalle sorge la Martorana, chiesa in
stile arabo-normanno eretta nel 1143, che conserva il campanile
originale – splendidi i mosaici che rivestono le pareti – e la
coeva San Cataldo, sormontata da cupolette rosse.
A sud, poco lontano, i marmi “mischi” (tarsie marmoree) che
rivestono l’interno della chiesa del Gesù. Subito dopo via
Maqueda, corso Vittorio Emanuele incrocia via Roma: su di essa
prospetta la chiesa di San Domenico, uno dei più importanti
edifici barocchi della città; i vicini oratori del Rosario e di
Santa Cita conservano preziosi stucchi di Giacomo Serpotta. Non
si può perdere la visita del Museo Archeologico che, fra i molti
tesori, custodisce reperti provenienti da Selinunte, come le
bellissime metope dei templi principali.
Sempre nelle vicinanze, piazza Verdi è dominata dalla grandiosa
mole del Teatro Massimo, tempio della musica siciliana insieme
al vicino Teatro Politeama. A nord si estende la città
otto-novecentesca, segnata da notevoli tracce di quello stile
liberty che ebbe in Ernesto Basile uno dei massimi
rappresentanti.
Tornando in piazza San Domenico si accede al mercato della
Vucciria, il più noto e pittoresco di Palermo. Nella zona sorge
anche la chiesa di San Francesco (XIII secolo), più volte
modificata, pregevole per l’interno sobrio ma impreziosito da
sculture dei Gagini e da stucchi di Serpotta. Corso Vittorio
Emanuele punta diritto verso il mare aprendosi infine in piazza
Marina su cui sorgono palazzo Chiaramonte o Steri, oggi
rettorato dell’Università (XIV secolo), e la chiesa di Santa
Maria della Catena, in cui lo stile gotico-catalano si unisce a
elementi rinascimentali.
A sud sorge lo splendido palazzo Abatellis, edificato alla fine
del Quattrocento, oggi sede della Galleria Regionale di Sicilia;
qui sono conservati il Trionfo della Morte, grandioso affresco
quattrocentesco proveniente da palazzo Sclafani, il Busto di
Eleonora d’Aragona, celebre opera di Francesco Laurana, el’Annunziata,
un capolavoro di Antonello
da Messina. |