Noto è la città del barocco: costruita
agli inizi del Settecento sfruttando e valorizzando
i dislivelli naturali del monte
Meti, è un centro urbano dal fascino
inesauribile, proclamato dall’UNESCO,
nel 2002, Patrimonio dell’Umanità.
Forse la più suggestiva definizione della
città è quella coniata dal critico d’arte
senese Cesare Brandi: «un giardino di
pietra». Alla sua progettazione parteciparono
vari architetti siciliani: l’opera di
Paolo Labisi, Vincenzo Sinatra e Rosario Gagliardi ha creato un complesso
urbano incredibilmente scenografico e
armonico, con maestosi edifici in pietra
calcarea locale cui il tempo ha donato
una magnifica patina dorata e rosata.
Purtroppo, però, tra le caratteristiche
della pietra utilizzata per le costruzioni,
è anche la friabilità: per evitare che la
città cada letteralmente a pezzi sono oggi
in corso interventi di restauro e consolidamento.
Tutta la città è un alternarsi di chiese e
palazzi, in un tripudio decorativo fatto di
fregi, capitelli, volute, putti e mascheroni.
Porta Reale, la chiesa di San Francesco
all’Immacolata, palazzo Ducezio,
la basilica del SS. Salvatore, la chiesa di
Santa Chiara la chiesa del Santissimo
Crocifisso sono solo alcune delle attrattive
di una città in cui ogni scorcio, ogni
angolo riserva un tesoro. Su tutto emerge
naturalmente la Cattedrale settecentesca,
la cui facciata, quasi sicuramente
opera di Sinatra, campeggia dall’alto di
una maestosa scalinata a tre rampe (il 13
marzo del 1996 la cupola della Cattedrale
è purtroppo crollata, danneggiando
gravemente anche la navata centrale).
A questo itinerario se ne possono aggiungere
molti altri, passando ad esempio
in via Nicolaci, fiancheggiata da
splendidi edifici barocchi come il palazzo
Nicolaci Villadorata e chiusa a monte
con grande effetto scenografico dal
prospetto concavo della chiesa di
Montevergine (1748-1750), o percorrendo
via Cavour con i suoi palazzi nobiliari
settecenteschi in stile tardo-barocco
e avventurarsi infine nei quartieri popolari
d’impronta araba, in cui ricordi islamici e ricchi dettagli di “architettura
minore” ben contrastano con la grandiosità
della città “nobile”. |