Sorge sulla bassa valle del fiume Salso
tra i monti Giarratana e Santa Veronica.
Il territorio di Riesi. come afferma Giuseppe Testa, è
stato abitato fin dal III-Il millennio a. C. . dove, in
seguito vi si stanziarono Sicani e Siculi. Al periodo
sicano risalgono le tombe scoperte in contrada "Costa di
Mandorle". Altre sepolture sono state scoperte nelle
contrade "Porco Spino e ‘Birriggiolo". Con la venuta dei
greci di Agrigento il luogo fu ellenizzato. Gli scavi
hanno portato alla luce materiale appartenente a fattorie
del periodo ellenico. Con l’arrivo dei Romani prima e dei
Bizantini poi le fattorie si spopolarono e quando l’isola
fu conquistata dagli arabi trovarono il luogo in stato di
totale abbandono e lo chiamarono Rahal-Met cioè "casale
abbandonato". Dopo la conquista normanna il territorio
siciliano venne diviso e dal Gran Conte Ruggero donato a
parenti e a quei cavalieri che si distinsero in battaglia.
Il territorio di Riesi fu assegnato alla giurisdizione di
Piazza Armerina assieme a Butera e ai casali di Mazzarino
e Garsiliato e concesso ad Enrico Aleramico. Nel 1296 i
feudi di Riesi e Cipolla furono assegnati da re Giacomo Il
a Federico di Moac, ma nel 1300passarono a Francesco
Ventimiglia. poi a Ludovico D’Aragona. Palmerio de Caro
per ritornare alla famiglia Ventimiglia. Nel 1513 Giovanni
Roys. segretario di re Ferdinando che aveva ottenuta la
terra di Riesi e Cipolla dalla moglie Giovanna Eleonora
Castellar e Ventimiglia ottenne dal re la "licentia
populandi" assieme al "mero e misto impero". ma egli non
fece valere questo diritto poiché non venne mai in Sicilia
a prendere possesso delle sue terre. Pertanto a Riesi non
cambiò nulla, continuò ad essere quel piccolo borgo di
contadini, per la maggior parte stagionali. Attraverso
vari passaggi il feudo a Pietro pervenne Altariva che
vivendo in Spagna. amministrò le sue terre siciliane
tramite un amministratore e un sostituto. L’amministratore
Pietro Gil si stabilì a Caltanissetta e restò in carica
solo due anni, mentre Cristoforo Benenati. dapprima
sostituto del Gil per la stipula di contratti, fu poi
nominato procuratore generale e si deve a lui e alla sua
intraprendenza se il signore di Riesi ha potuto rendere
esecutiva nel 1647 la licenza di popolare il feudo
concessa a Giovanni Roys 134 anni prima. Nel 1649, ad
appena due anni dalla sua fondazione, Riesi passò a
Beatrice, figlia di Pietro Altariva e sposa di Diego
Moncajo. Il paese, per volontà di Beatrice, fu chiamato
Altariva in onore del padre. nome che mantenne fino al
1700 anno in cui riprese il vecchio nome. Nel 1714 Riesi
passò al regio demanio; mentre nel 1777 la troviamo sotto
la signoria di Luigi Maria Pignatelli e Consaga. L’ultimo
barone ad essere investito della terra di Riesi fu
Giovanni Ermando. Nel 1812, con la nuova costituzione,
venne abolita la feudalità in Sicilia. Nel 1819 compare
per la prima volta la figura del sindaco coadiuvato
nell’amministrazione del paese dai due primi eletti.
Le due rivoluzioni del 1820 e del 1848. che funestarono la
Sicilia, trovarono i cittadini di Riesi pronti a
combattere per la causa siciliana. Il XIX secolo. oltre
alle rivoluzioni. portò anche colera. tifo, carestie,
febbre petecchiale che provocarono la morte di numerosi
cittadini. A questi mali si aggiunsero ancora la
disoccupazione e la fame. I prezzi dei generi alimentari
aumentarono vertiginosamente. tanto che si rese necessario
istituire nel 1886 il monte frumentario per alleviare le
sofferenze dei cittadini più indigenti.
Nel 1879 la fillossera distrusse tutti i vigneti arrecando
nuovi danni alla già prostrata economia riesina. La
situazione sembrava insostenibile per quei contadini che
impossibilitati a pagare le tasse si videro confiscate le
terre e per i zolfatai che con il loro salario da fame non
riuscivano a sostentare le famiglie; gli animi esasperati
erano pronti a tutto. Nel 1893 furono istituiti i fasci
dei lavoratori a cui aderirono contadini, braccianti e
zolfatai per rivendicare condizioni di lavoro più umane e
salari adeguati. Agli inizi del secolo XX. altri gravi
episodi si verificarono luglio del 1914 un gruppo di
esaltati. comandati da Giuseppe Butera, misero in atto un
tentativo di rivolta e proclamarono la "Repubblica di
Riesi" che però durò soltanto lo spazio di un solo giorno
perché l’ordine pubblico fu immediatamente ristabilito.
Altro grave episodio si verificò l’8 ottobre 1919, quando
i contadini, stanchi dei soprusi, si unirono e occuparono
le terre dei latifondi al grido di: "la terra ai
contadini", ma anche questa rivolta fu presto soffocata.
La chiesa madre, dedicata alla Madonna della Catena, fu
costruita nel 1720 su progetto dell’architetto Giuseppe La
Rossa originario di Messina. Nel 1722 si verificarono dei
crolli e pertanto si rese necessaria la ricostruzione che
però andò molto a rilento, e nel 1731 si verificò un altro
crollo questa volta del cappellone centrale. Nel 1747 fu
aperta al culto. Il sacro edificio si presenta oggi a
croce latina ad unica navata e custodisce al suo interno
dei bassorilievi raffiguranti i quattro evangelisti, le
statue di santa Sabina e di san Clemente opere tutte di
Francesco Alaimo del 1752.
Il medico Antonino D’Antona (l842 - 1916), che insegnò
Patologia chirurgica all’Università di Napoli e nel 1896
fu creato Senatore - come nota il prof Santi Corenti -
meritò fama internazionale per avere inventato il
Frangipietra per la cura della calcolosi renale.
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REGIONALE DI CALTANISSETTA
Nei pressi di Riesi, verso il confine
con il comune di Sommatino, sorgono gli impianti delle
miniere di Trabia e Tallarita, dove in passato si
estraevano fino a 10.000 tonnellate per cantiere di
minerale solfifero ogni anno. Negli anni '20, nel pieno
dell'attività estrattiva, queste miniere davano lavoro a
poco meno di 3.000 minatori. Le miniere sfruttavano un
giacimento solfifero incassato fra i sedimenti della
cosidetta Formazione Gessoso-Solfifera del Miocene
superiore, molto conosciuta e studiata dai geologi di
tutto il mondo. Gli impianti consistevano esternamente di
una torre (o castelletto) sulla quale era sistemato un
argano che garantiva il movimento verticale dei vagoncini
che, riempiti di minerale nei cantieri sotterranei,
venivano trasportati all'esterno. Il minerale estratto
veniva di seguito arricchito in stabilimenti che spesso
erano attigui alla miniera, dove, all'interno di forni
speciali, si procedeva alla separazione dello zolfo dalla
roccia calcarea. All'interno della miniera, nelle viscere
della terra, i minatori scavavano incessantemente per
tutto il giorno e a causa della temperatura elevata erano
costretti a lavorare praticamente nudi, con soltanto un
sottile panno a coprire le parti intime. In tempi remoti
le miniere di zolfo furono anche il luogo dove si consumò
il dramma dello sfruttamento minorile. A farne le spese
furono i cosidetti carusi, bambini che ancora in tenera
età venivano impiegati nei cantieri sotterranei e
costretti a trasportare sulle loro tenere spalle
pesantissime gerle riempite di minerale.