Quod
Siculis placuit sola Sperlinga negavit, la sola Sperlinga
negò ciò che piacque ai Siciliani. E' questa frase,
scritta sull'arco del vestibolo del castello di Sperlinga,
la chiave di lettura della storia di un intero paese.
L'inespugnabilità di Sperlinga, la sua posizione
strategica, il suo essere tutt'uno con la rocca su cui
sorge. In alto il suggestivo castello, preistorico, arabo
e francese, che incute timore con i suoi merli, il più
importante tra i castelli rupestri di tutto Europa. In
esso si rifugiarono i francesi quando, nel 1292, i Vespri
divamparono in Sicilia. In basso, sui fianchi, il paese si
svolge con le sue stradine e le sue case scavate nella
roccia, con la sua storia scavata nella roccia.
Un giro tra quelle grotte fa tornare indietro negli anni;
esse. infatti, smessa la loro funzione abitativa, sono
diventate sale di un museo etno antropologico in continua
evoluzione, dove, per chi li avesse dimenticati o mai
conosciuti, fanno bella mostra di se vecchi telai, letti,
coperte, fiaschi, scarpe e ogni altro oggetto del mondo
contadino del passato. Lungo la strada che conduce al
castello troviamo la chiesa Madre, al suo interno alcune
tele del XVII secolo e un organo del 1830. Un'altra chiesa
di interesse artistico è quella dedicata alla Madonna
della Mercede, dove si conserva un crocifisso ligneo
attribuito a Fra' Umile da Petralia. Proprio dirimpetto al
paese si estende il Bosco di Sperlinga, un'area protetta
di notevole interesse naturalistico. Lungo i suoi
sentieri, tra le secolari roverelle, è possibile veder
passare donnole, martore, gatti selvatici, lepri, volpi e
conigli. In contrada Rossa-Sant'Ippolito e nella valle
Sant'Antonio si possono osservare alcune tombe e grotte un
tempo abitate da popolazioni indigene.
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